Purtroppo, il filo rosso della violenza contro le donne non cessa con l’anno nuovo, nè con i buoni propositi legati alla Festa delle Donne. Infatti, sono molte le testimonianze che abbiamo raccolto nel 2022, di cui abbiamo parlato alla mostra di Cuorgnè del 4 marzo, per spronare le persone a riflettere su un fenomeno che molto (troppo) spesso amiche, parenti, colleghe, studenti, vicine di casa.

Ricordiamo brevemente, dati alla mano, che le donne vittime di violenza sono 1 su 3Secondo i dati ISTAT, il 31,5%  delle personne di sesso femminile tra i 16 e i 70 anni ha subìto una qualche forma di violenza fisica, sessuale oppure legata allo status sociale ed economico, nel corso della propria vita . Le forme più gravi di violenza sono esercitate in famiglia o tra amici (62,7%).

Le storie strazianti esposte assieme alla Mostra di Cuorgnè parlano di violenza fisica e psicologica, di molestie, di dipendenze, di disagio psicologico, di incompatibilità che non guardano in faccia etnia o professione, cultura o ceto sociale. 

Sono storie di donne che vengono sfruttate, trattate come proprietà esclusive, da partner senza umanità, senza la capacità di un dialogo sano e costruttivo, che non conoscono parole come collaborazione, condivisione, rispetto. 

Purtroppo, sono storie che hanno come protagonisti figli che assistono a episodi violenti e crescono pensando che quella sia la norma, riproducendo da adulti i comportamenti visti da bambini.

Storie che ci sfiorano appena o che ci coinvolgono a fondo, di chi vuole sparire e di chi non riesce a staccarsi, di chi passo dopo passo si lascia alle spalle la tempesta…storie di storie di nuclei familiari complessi e problematici, mondi paralleli che vivono nella stessa galassia ma che non si incontrano e continuano a girare a vuoto ognuno nella propria orbita, senza possibilità di progredire o di cooperare.

Ribadiamo il concetto, più volte perchè deve essere ripetuto a oltranza: chiedere Aiuto e parlare di ciò che si vive in prima persona o si vede viver attorno a noi è il primo passo per spezzare il cerchio della violenza che è un reato e non è mai, mai, mai giustificabile!

Ecco qualche esempio, da cui trarre una riflessione.

Susy

Dopo un’esperienza di coppia che si è chiusa con la figlia data in affido, Susy ha creduto di poter ricostruire la propria vita e di aver recuperato una dimensione famigliare con un nuovo compagno. Si è, invece, ritrovata a dover dipendere completamente da lui per qualunque cosa, controllata in ogni suo gesto. Oggi, grazie a un’amica che l’ha accompagnata alla Casa, vuole capire come porre fine a questa situazione e riprendere le redini della sua vita. Grazie al supporto di un avvocato le verrà spiegato cosa può fare e una counselor la sosterrà accompagnandola nel percorso.

Maria, Lella, Pina

Sono tutte donne con un compagno che ha una dipendenza.  In questo caso, abbiamo provato con altre associazioni del territorio, ad accendere in loro la consapevolezza che esiste un problema e che va affrontato senza passare la propria vita a giustificarlo. Prendere coscienza della situazione è il primo passo per riaccendere la loro speranza e aiutarle a cambiare la loro vita, iniziando a percorrere strade alternative, se lo desiderano dal profondo.

Spesso, capitano queste situazioni: donne che vogliono andarsene da compagni problematici e che, spesso. non hanno un’indipendenza economica. Oppure sono prigioniere di una ragnatela psicologica invisibile nei confronti di un compagno che pensano di non poter spezzare.

Per provare a cambiare, il passo successivo alla presa di consapevolezza e dare loro una mano per trovare un rifugio accogliente, una sede alternativa alla loro abitazione attuale da dove ripartire.

Stella e Vanna

Sono donne con due figli che hanno dovuto trasferirsi per motivi di lavoro e hanno trovato una sistemazione abitativa provvisoria. Le difficoltà non mancano e le incomprensioni con i partner, alimentate dalla stanchezza e da disagi di varia natura, hanno portato a un clima di incomunicabilità quasi totale. Sembrano donne distrutte dalla vita, da eventi che non hanno potuto gestire, più grandi delle loro capacità di controllarli. 

In particolare, Stella viene da noi non sapendo più che cosa fare. Le abbiamo proposto un percorso con la mediatrice familiare per ristabilire un dialogo autentico con il compagno. Lui acconsente a partecipare agli incontri. Grazie ad una figura esterna di mediazione, potranno essere aiutati ad esprimersi e confrontarsi, per capire cosa deve essere rivisto, per cercare di realizzare un vero ascolto reciproco e porre le basi di un nuovo modo di relazionarsi. 

Giada 

Arriva alla casa con una bambina di quasi due anni nel passeggino, senza compango. Ci racconta una storia molto complessa. È tornata a casa dai genitori con i quali ha un rapporto che non funziona ma non ha la capacità di affermarsi e di prendere in mano la sua vita. Le proponiamo un percorso con una psicologa ma non è interessata. 

Vorrebbe solo che l’ex compagno, ormai lontano e irreperibile, le pagasse il mantenimento della bambina. Incontriamo a volte nuclei familiari complessi come questo, dove ogni componente avrebbe bisogno di essere seguito in un percorso psicoterapeutico individuale. 

Camilla

Vedova e con 2 figli a carico percepisce una piccola pensione che non è sufficiente a coprire tutte le spese che deve affrontare. Chiede aiuto alla Casa per inviare il curriculum alle varie agenzie interinali nell’intento di trovare un lavoro con cui integrare le sue entrate. Ha anche bisogno di qualche consiglio su come trovare un punto di incontro col figlio adolescente che manifesta insofferenza verso la scuola e mal si adatta alle economie necessarie a fare quadrare il bilancio familiare. 

 

 

Da queste storie emerge chiaramente quanto gli sportelli di ascolto ed accoglienza oltre ai centri antiviolenza rappresentano tasselli fondamentali per ricostruire il futuro di ogni donna in difficoltà. Come volontarie, puntiamo a fare il massimo, sperando di far parte di una catena lunghissima di persone che dedicano un po’ del loro tempo e della propria vita a chi chiede aiuto.

Ricordiamo che le nostre volontarie ascoltano la segreteria ogni giorno e chiamano le donne che lasciano un messaggio entro 24 ore.

Siamo sempre presenti presso gli Sportelli di ascolto, negli orari indicati, per informare, accogliere, supporate e indirizzare ai centri di competenza le donne che si rivolgono a Noi e tutti quegli uomini che cominciano ad avere paura della loro rabbia incontrollata: daremo loro informazioni sui centri dove poter trovare ascolto come, ad esempio, il centro che aiuta gli Offenders di Punto a Capo.

E non solo: per noi è importantissima la collaborazione con la Caritas, con le altre associazioni e gli Enti del territorio e con i liberi professionisti che possono aiutarci attraverso soluzioni adeguate a sostenere le donne vittime di qualsiasi tipo di violenza e/o difficoltà.

Ogni contributo per far si che queste donne possa trovare speranza, fiducia e una nuova vita, è sempre ben accetto. Potete trovare tutte le informazioni per sostenerci a questa pagina, scrivere una email a segreteria@casadonneivrea.it oppure contattarci al numero di telefono:+39 0125 49514 venerci a trovare di persona, appena la nuova sede sarà operativa. Vi aspettiamo e salutiamo con una riflessione:

Ognuna di noi ha una voce…

a volte flebile,

altre volte potente,

a volte avvolgente,

altre volte impetuosa, ma…

Ognuna innegabilmente unica